Nel 1290 il vescovo Guglielmo Berge, unitamente al Capitolo della cattedrale di Bojano, concesse una chiesa denominata «S. Martino» all’abate del monastero di S. Giovanni in Piano di Apricena, appartenente ai benedettini della congregazione dei Morronesi, ad construendum ibi locum seu monasterium ordinis supradict, a condizione, cioè, che vi fosse annesso un monastero:

1290 aprile 22, Bojano.

Il vescovo, d(omnus) Guglielmo, e il Capitolo di Bojano concedono a fra Tommaso da Ocre, abate del monastero di S. Giovanni in Piano, dell’Ordine di S. Benedetto, diocesi di Lucera, la chiesa di S. Martino, situata nel territorio di Bojano, con tutti i suoi diritti, ad construendum ibi locum seu monasterium ordinis supradicti.

NOTAIO: Benedetto di Angelo[1].

   Il documento trascritto, oltre ad essere importante in quanto rappresenta il primo atto ufficiale relativo all’istituzione del monastero bojanese, è interessante anche perché menziona l’abate fra’ Tommaso da Ocre che, essendo stato uno dei primi affiliati alla congregazione fondata da Pietro de Angelerio nel 1280, sarà poi uno dei tredici cardinali da questi nominati, dopo la sua nomina al soglio pontificio, con l’ appellativo di Celestino V.  

   Dall’atto di donazione, inoltre, si deduce che la chiesa di S. Martino non era ubicata nella cinta muraria della città, ma, come chiaramente viene evidenziato, «situata nel territorio di Bojano», quindi in una località extra moenia

   La località prescelta, quindi, fu quella che ancora oggi è denominata «Majella», posta a poche centinaia di metri dalla città, in prossimità di altri complessi religiosi come quello di S. Giovanni Gerosolimitano, sede della Commenda di Malta, e S. Maria del Vivario, all’epoca grancia del monastero di S. Lupo di Benevento e dal 1323 monastero benedettino della congregazione di Montevergine.

   La notizia che presto si sarebbe costruito un monastero appartenente alla nuova congregazione religiosa, per i bojanesi dell’epoca dovette sicuramente essere motivo di grande esultanza tant’è che nel luglio dello stesso anno si registrò a suo favore la prima donazione di beni redditizi consistenti in alcuni terreni siti in varie località della città.

1290 luglio 3, Bojano.

D(omin)a Maria, moglie del fu notaio Roberto dona a fra Tommaso ‹da Ocre›, abate ‹del monastero› di S. Giovanni in Piano, preposito della chiesa di S. Martino di  Bojano, grangia del detto monastero, in nome e per conto della detta chiesa, un terreno nel territorio di Bojano, in località detta Torneredi, un terreno in località detta Mons Viridus e un altro terreno[2].

   I lavori procedettero molto speditamente se già nel 1292, in occasione di una ulteriore donazione di terreni, si registrò l’effettiva presenza operativa del monastero che aveva assunto la denominazione di «S. Martino della Majella» in ricordo della località in cui Pietro da Morrone aveva dato vita alla nuova comunità religiosa e, cosa altrettanto importante, la nomina del suo primo priore nella persona del frate Francesco:

1292 giugno, Bojano.

Leonasius di Giovanni di Benedetto, con il consenso di sua moglie d(omin)a Donabona, dona al monastero di S. Martino della Maiella di Bojano e a fra Francesco priore un terreno in località detta Monte di Verde.

NOTAIO: Filippo di Giovanni[3].

   Dopo varie vicissitudini, però, il monastero perse le sue prerogative tanto che a seguito della Bolla di Innocenzo X Instaurandae regularis disciplinae del 15 ottobre 1652, si rese necessaria la sua soppressione. 

   Di esso non sono rimaste tracce concrete essendo stato inglobato negli edifici civili che oggi caratterizzano la contrada di Majella. [OM].

Fig. 1 –  pianta topografica della contrada Majella

Fig. 2 – veduta aerea della contrada Majella

Fig. 3 – la contrada Majella


[1] Codice diplomatico celestino, doc. n. 135.

[2] Codice diplomatico celestino, doc. n. 136.

[3] Codice diplomatico celestino, doc. n. 154.